Gli anziani, spesso, non riescono a sostenere la velocità nella comunicazione e nella comprensione quando si confrontano con le persone che li assistono. Questo è dovuto non solo ad una difficoltà linguistica, legata al Paese d’origine della badante, ma anche e soprattutto al modo di organizzare dei ragionamenti, al tono di voce utilizzato, alla capacità di entrare in rapport comunicativo con l’anziano stesso.
Così quando la badante affronta la quotidianità in compagnia di un anziano, le vicende legate alla comunicazione sono complesse: potrebbero presentarsi un “misto” di parole; si cade in frasi e affermazioni ripetitive, i tempi tra una parola e l’altra possono essere sono molto lenti; o ancora ci sono casi in cui le parole faticano ad uscire, casi di anziani che possono essere bloccati dall’ansia del dover rispondere subito o possono non essere in grado di formulare una frase a causa della loro patologia.
Stabilire una relazione comunicativa in questi casi non è facile. Tuttavia saper gestire la comunicazione con consapevolezza, conoscere le patologie e gli stili comunicativi da adottare nei vari casi, può permettere alla badante di stabilire più facilmente una relazione empatica con il suo assistito e alla famiglia di avere una serenità maggiore con un punto di riferimento e una guida in casa.
L’atteggiamento empatico di una professionista dell’assistenza è la base per stabilire e gestire una relazione, perchè se l’anziano sente che non è giudicato, che viene accettato per quello che è, riuscirà a calmarsi e quindi poi a comunicare con maggiore tranquillità e ad essere anche meno agitato. La memoria emotiva degli anziani, infatti, anche in patologie importanti come l’Alzheimer non viene intaccata e per questo va rispettata e protetta. Non si pretende che si facciano discorsi lunghi con un filo logico sempre lineare. Sicuramente a volte si spazierà molto, si passerà da un discorso ad un altro in modo quasi insensato, ma sempre nel rispetto di quella che è “la normalità” di un determinato constesto. In questo modo anche la badante farà un viaggio nella mente “confusionaria” dell’anziano e comprenderà tante “cose nuove” dei suoi vissuti emotivi.
La capacità di assecondare, infine, aiuterà a comprendere meglio quello che i cari anziani ci vogliono trasmettere, allineandoci alla loro comunicazione, perchè dobbiamo ricordarci sempre che l’essere umano non può non comunicare. Dunque anche nei casi più gravi di una patologia o disturbo mentale legato alla terza età, dietro ogni verso, ogni parola, ogni monosillabo c’è un intento ed un messaggio comunicativo “evidente”.